Osimo conferisce la Cittadinanza Onoraria ai bambini stranieri, nati in Italia e residenti in Osimo.
Il 18 Aprile alle ore 16.00 importante Cerimonia al Teatro la Nuova Fenice di Osimo con la consegna ai bambini e ad alle bambine figli di immigrati, nati in Italia e residenti in Osimo, dell' Attestato di Cittadinanza Onoraria.
Come Auser Osimo siamo orgogliosissimi di questa nostra iniziativa, accolta da subito con grande entusiasmo dalla Presidenza del Consiglio della nostra città e da tutti gli altri Partner sensibili ad una cultura di solidarietà, integrazione e rispetto.
Con l'invito a tutti gli Osimani ad essere presenti, vi precisiamo che dopo la Cerimonia, alle ore 18.00 questa bella festa proseguirà in piazza Marconi (piazza del Teatro) con sorpresa, merenda multiculturale, giochi e intrattenimenti vari.
Vi aspettiamo!!!
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Senza Terra in Brasile e a Queimadas - Dal pensiero di Papa Francesco all'azione di Don Carlo Gabbanelli.
Nuova importante iniziativa di Auser Osimo si è tenuta il 20 Marzo 2015 a Palazzo Campana. Presieduta da Federica Dolci, Vice Presidente Auser Osimo, ha visto la partecipazione di : Renato Marzocchini che ci ha illustrato il progetto Queimadas, Natalino Barbizzi Cooperazione allo Sviluppo Regione Marche, la Vice Presidente del Consiglio Comunale, Paola Andreoni e Don Carlo Gabbanelli del prog. Queimadas.
Quello dei Senza Terra è un movimento progressista, appoggiato da settori della chiesa più aperta, legati alla teologia della liberazione.
- La fame di terra -
La lotta per la terra è antica. E’ una storia di contrasti, di rivolte, di progetti alternativi. Tra il 1610 e il 1738 i gesuiti organizzano insieme agli indios, nel sud del Brasile , e in parte del Paraguay le “Reduciones”specie di Repubbliche comunitaria dei guaranì. Sconfitti e disciolti, la lotta rinasce nei Quilombos, non solo nascondigli di schiavi fuggitivi, ma spazi liberi dalla proprietà privata. Distrutti i Quilombos il sogno comunitario riprende vigore nella esperienza di Canudos. Anche qui il governo interviene per porre fine alla comunità rurale. Quattro spedizioni , usando per la prima volta il cannone contro un movimento della società. Il 5 ottobre 1897 Canudos cade ma senza arrendersi. Cade quando gli ultimi suoi difensori: un vecchio, due adulti e un bambino, rimasti soli contro 5 mila soldati.
Passano pochi anni e a Santa Caterina, tra il 1912 e il 1916, sotto la guida di un monaco di nome Joao Maria riprende la lotta per l’accesso alla terra: questa volta l’esercito utilizza la nascente aviazione. Nel 1924 la rivolta è guidata da un capitano dell’esercito Louis Carlos Prestes.
Nel 1964, appoggiate dagli Stati Uniti, le forze armate attuano un colpo di stato, stroncando sul nascere qualunque programma di riforma agraria. I principali dirigenti dei movimenti contadini vengono arrestati, molti costretti all’esilio, centinaia vengono arrestati.
La fame di terra è tale che, nonostante la dittatura, le occupazioni delle terre iniziano con le necessarie precauzioni. Per motivi di sicurezza i dettagli dell’operazione sono noti solo a pochi. Le famiglie coinvolte non conoscono il giorno esatto, né l’esatta destinazione. Viene detto a tutti di preparare una valigia e di tenersi pronti a partire. In una fredda notte d’inverno , 110 famiglie in un convoglio di 43 carri bestiame guidati da padre Armildo partono in direzione di Macali. E’ il 7 settembre 1979, festa dell’ Indipendenza; la polizia è impegnata nelle cerimonie e nei cortei. Così le famiglie arrivano indisturbate a destinazione verso le due di mattina e piantano subito una piccola croce nel terreno, ritenendo che il crocifisso rappresenti al meglio la sofferenza dei lavoratori rurali. Montano le loro baracche coperte di teloni di plastica nera, dividono il cibo portato e prendono parte alla messa celebrata da padre Armildo.
La polizia arriva lo stesso giorno ma senza adottare provvedimenti contro le famiglie. Sessantotto giorni più tardi, giunge a Macali un gruppo di militari ben armato con l’ordine di sgombero. Trovano però una barriera inattesa: quella creata da donne e bambini decisi a opporre alle armi i propri corpi indifesi.
Le famiglie restano accampate quasi un anno, lavorando collettivamente la terra per la prima volta nella vita, in mezzo agli innumerevoli intralci posti dal governo, finché all’inizio di settembre 1980 il governatore concede alle famiglie di restare.
Il 25 settembre di quell’anno 170 famiglie occupano la vicina Fazenda Brilhante, mentre il 6 dicembre un uomo chiamato Natalio, insieme alla sua famiglia monta una baracca presso un incrocio stradale denominato Encrizilhada Natalino. Molte famiglie si uniscono a quella di Natalio fino ad arrivare, nell’aprile del 1981, a quota 469.
Se la vittoria riportata a Macali aveva riempito di speranza le famiglie quelle accampate a Encruzilhada Natalino avrebbero dovuto sostenere una lunga, sfiancante ed eroica lotta, resistendo per tre anni al sole, al vento, alla pioggia, alla fame, alle intimidazioni, sotto i teloni di plastica nera che ancora oggi costituiscono la caratteristica degli accampamenti dei Sem Terra. E in questo accampamento che sarebbe diventato simbolo della lotta contro la dittatura militare viene a portare la solidarietà dom Pedro Casaldàliga. Era già un vescovo famoso. I dirigenti lo avevano già conosciuto quando sotto la dittatura, distribuirono clandestinamente tra gli studenti una sua poesia in omaggio del Che. Una delle voci profetiche della chiesa universale: un pastore, un lottatore, un poeta. Le sue parole furono di grande conforto: “ Fratelli, in nome di Gesù di Nazaret, in nome del Dio liberatore, io, vescovo, vi assicuro, vi prometto che, se resterete uniti, conquisterete la terra che sognate e che è di tutti e di tutte”. Era quello che mancava dopo due anni di accampamento. La lotta dura e difficile continua ancora, ma nel settembre del 1983, dopo mille giorni di accampamento, le famiglie conquistano la terra. Avevano sfidato il regime militare e avevano vinto. Era arrivato il momento, c’erano tutte le condizioni per la nascita ufficiale del Movimento dei Lavoratori rurali senza terra.
- Nasce il MST -
A Cascavel, nel Paranà, dal 21 al 24 gennaio 1984, circa 80 lavoratori senza terra, provenienti da 13 stati, vescovi, preti e suore, dopo tre giorni di intenso dibattito fondano il Mst e ne definiscono i principi.
Il nuovo movimento sarà guidato dagli stessi lavoratori senza terra e si manterrà indipendente dalla chiesa, dai sindacati e dai partiti politici. Sarà aperto a tutta la famiglia, sostenendo l’uguaglianza dei diritti per uomini e donne, vecchi e giovani. Saràun movimento di massa, dal carattere al tempo stesso sindacale ( orientato cioè, in un primo momento, a soddisfare essenzialmente rivendicazioni di tipo economico), popolare ( aperto cioè a tutto ciò che è presente nella società) e politico ( deciso a sposare gli interessi particolari con gli interessi di classe). Vengono definiti tre grandi obiettivi: garantire la sopravvivenza dele famiglie con la occupazione delle terre; la riforma agraria e il superamento del modello capitalista per l’avvento di una società giusta e fraterna, senza più sfruttati e sfruttatori. Viene definita lo slogan del movimento: “La terra a chi la lavora”. Parola d’ordine che per molti anni è stata gridata in Italia a testimonianza della universalità delle battaglie del mondo contadino.
Il periodo è di grande fermento. Un anno dopo, al Primo Congresso che si svolge a Curitiba i delegati sono diventati 1.600 in rappresentanza di 23 stati. Ci sono le vedove dei lavoratori e dei militanti uccisi nei tre anni precedenti ( sono 277 gli uccisi nei tre anni precedenti). Il Congresso imprime vigore alle lotte, nasce una grande ondata di occupazioni. Negli stati del sud, dove l’Mst è più forte, sono circa 50 mila le famiglie che partecipano a occupazioni di terre, spesso con l’aiuto di preti e vescovi progressisti. I latifondisti rispondono creando la loro organizzazione, l’Unione Democratica Ruralista. La lotta diventa serrata. Il 29 ottobre 1985, duemila cinquecento famiglie occupano i 9mila cinquecento ettari della fazenda Annoni. E’ una occupazione programmata con grande cura. La partenza avviene durante una fredda notte di luna piena. Circa 100 carri bestiame, 30 pullman, 15 moto, e decine di macchine partono simultaneamente da diversi luoghi in direzione della fazenda. Di continuo i carri devono fermarsi per far salire altre famiglie in attesa sul ciglio della strada. Arrivati finalmente a destinazione, le famiglie iniziano ad organizzare l’accampamento, montando le baracche, prendendo acqua dal fiume, accendendo il fuoco per cucinare. La polizia arriva già il primo giorno armata di tutto punto. E’ l’inizio di un assedio che durerà un anno. Alle famiglie è proibito coltivare la terra in attesa della decisione dell’organo giudiziario sulla espropriazione dell’area. Ma il tempo passa e nessuna decisione viene adottata. Serviranno scioperi della fame, marce, momenti di forte tensione con la polizia. Alla fine, dopo nove anni di lotte passati soto i tendoni di plastica nera, la terra viene conquistata.
Il movimento si espande.
Dalle conquiste emergono necessità nuove, cresce il numero delle persone coinvolte. Si realizzano incontri, si definiscono i settori primari, si scelgono i rappresentanti e si crea una segreteria.
Cambia il regime ma chi lotta viene ucciso come prima.
Negli ultimi cinque anni 585 persone sono state uccise in conflitti per la terra a fronte delle 884 assassinatew nei ventun anni del regime militare. Tra loro anche il sindacalista Chico Mendes, leader dei seringueros dell’Acre, assassinato nel dicembre del 1988.
Alla fine del 1989 il Movimento aveva realizzato 730 insediamenti per un totale di 3,6 milioni di ettari e di oltre 80.000 famiglie interessate.
Nella regione del Pontal viene applicata una nuova tattica. Qui i senza terra non oppongono resistenza allo sgombero, ma ogni volta tornano ad occupare l’area. E questo per ben 23 volte. Il 28 febbraio 1993 sono addirittura 1.700 le famiglie che promuovono la occupazione della fazenda Sao Bento: tutte vanno a lavorare la terra ma restando accampate all’esterno, accanto a una linea ferroviaria abbandonata. E così ogni volta che il proprietario manda i suoi pistoleros a sgomberare le famiglie, quelli li trovano a vivere in maniera perfettamente legale fuori dai confini della fazenda. Finalmente, nel febbraio 1994, il governo espropria la terra e la assegna alle famiglie.
- Come funzionano le occupazioni -
Le occupazioni sono realizzate in genere, da grandi gruppi di contadini, i quali arrivano all’alba, da comuni diversi e a volte distanti, nell’area prescelta: Al grido di “ riforma agraria, questa è la nostra lotta” i lavoratori tagliano la recinzione del latifondo, entrano festeggiando, scelgono il luogo in cui accamparsi e cominciano a montare le baracche ricoperte di plastica nera, conservando la tenaglia che tagliato la recinzione come un oggetto di valore simbolico. infine realizzano la prima assemblea con canti, danze e slogan per coinvolgerele famiglie e tenerne alto il morale.
Le persone eleggono i membri del comitato dell’ accampamento, quelli con le necessarie qualità di leader,rispettati da tutti, capaci di prendere decisioni anche in condizioni difficili. Vengono create le diverse commissioni con il compito di costruire altre baracche, stabilire cucine comunitarie, organizzare classi di alfabetizzazione di adulti e bambini, creare gruppi per la raccolta di rifiuti e per la programmazione dei giochi. Uomini e donne condividono le responsabilità in materia di salute e di educazione,i lavori di pulizia, il coordinamento delle riunioni. La donna deve partecipare a pieno titolo alle decisioni politiche, E l’uomo è chiamato a resistere alla tentazione di assumere responsabilità maggiori di quelle della donna. Tutti hanno un compito da svolgere. Tutti partecipano al processo decisionale. E tutti devono rispettare le regole di base dell’accampamento: svegliarsi presto per partecipare alle assemblee, far parte cdelle commissioni, prepararsi per la resistenza di massa. E rispettare i divieti: non bere, non fare uso di droghe, non usare violenza contro donne e bambini. Ma per quanto la disciplina sia dura e tutto avvenga sotto la costante minaccia di uno sgombero violento dalla parte della polizia o dei pistoleros e sotto gli attacchi di chi li dipinge come vagabondi, agitatori di professione, addirittura guerriglieri ben addestrati, i partecipanti all’accampamento provano un senso di benessere e autorealizzazione.
Negli accampamenti la vita delle persone cambia sul serio. Avviene una trasformazione profonda. Tutti quelli che nel corso della vita sono stati comandati dai padroni, repressi dalla polizia, condannati dalla giustizia, abbandonati davanti agli ospedali, ora sono lì a stabilire le proprie leggi, a fissare gli orari, a limitare l’uso delle bevande alcoliche, a organizzare il pronto soccorso, a occuparsi dei malati, a garantire l’ordine senza rompere l’armonia interna dell’accampamento.
Una volta conquistato il titolo di proprietà della terra, l’accampamento si trasforma in insediamento, inteso come un insieme di famiglie che vivono e lavorano in un’area destinata ai contadini senza terra e da loro utilizzata per l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Qui gli insediati possono tornare a una vita normale, uscendo dalle condizioni estreme vissute nell’accampamento.
Ma la strada si presenta decisamente in salita. Il patrimonio tecnico di una famigli era costituita da un bue e da una zappa. La forma di collaborazione ta famiglie è quella del mutirao, il lavoro comune per pulire il terreno, costruire case, provvedere al raccolto.
La prima battaglia degli insediati è quella pere ottenere una linea di credito sussidiata, con lunghi tempi di restituzione, per le infrastrutture, i mezzi di produzione, il miglioramento delle condizioni abitative delle famiglie.
E se la maggior parte sceglie il modello di produzione famigliare sui terreni individuali. Cresce nel corso del tempo il numero di coloro che passano a sperimentare forme più organizzate di cooperazione, associandosi per comperare macchinari, per utilizzare collettivamente i mezzi di produzione, puntando a creare piccole agroindustrie per eliminare gli intermediari. Lentamente si forma una nuova mentalità. L’Mst punta a sviluppare un nuovo tipo di agricoltura che combini i migliori elementi della produzione contadina, a cominciare dalla salvaguardia dell’equilibrio ecologico con le innovazioni tecnologiche più avanzate.
Oggi sono più di 100 le cooperative di produzione esistenti negli insediamenti dell’Mst, il quale è presente in 24 dei 27 stai brasiliani, ha ottenuto 7,5 milioni di ettari di terreno e insediato 350 mila famiglie ( a cui si aggiungono 60 mila famiglie accampate, oltre a 1.900 associazioni e 90 agroindustrie e a diverse cooperative di commercializzazione.
- Il ruolo della Chiesa -
Preoccupata degli alti livelli della violenza, la chiesa cattolica crea, nel 1975 la Commissione pastorale della terra ( Cpt) per aiutare le famiglie espulse dalle loro terre e per combattere la pratica della schiavitù, assai diffusa nei latifondi. Tra il 1996 e l’inizio del 1999 la Cpt indivuda 1784 vittime del lavoro schiavo nella regione del Parà. Non sorprende come il Parà sia diventato in quei anni il teatro della più violenta lotta. Dal 1988 al 1998 sono almeno 488 le persone uccisa dai pistoleros. E solo due di questi vengono condannati, a cinquant’anni di prigione, per poi fuggire dopo tre mesi. Il sistema giudiziario dello stato è completamente asservito ai grandi proprietari di terra. C’è una guerra: quella dei latifondisti contro l’Msta. Una guerra che fa vittime da una parte sola.
- La strage di Eldorado -
Il marzo del 1989 alcuni senza terra iniziano l’occupazione della fazenda Macaxeira e per chiedere l’apertura di un negoziato circa 1500 famiglie decidono di bloccare la strada principale. Dopo diverse ore la polizia arriva dalle due direzioni della strada.In mezzo ai gas lacrimogeni e colpi sparati in aria i senza terra rispondono lanciando pietre. Poi è l’inferno. I militari sparano a chi giace a terra ferito. Sparano a chi tenta di fuggire. Sparano ai bambini. Molti vengono assassinati con gli stessi strumenti strappati ai lavoratori-coltelli, falci, pezzi di legno, zappe, strumenti di lavoro- per accreditare l’idea sono i senza terra ad accoltellarsi tra loro.. Al termine dell’operazione i morti sono 19 e i feriti sono scomparsi. E’ la conferma di quanto riferito dai testimoni oculari: che cioè la polizia aveva ucciso a sangue freddo tutti i feriti che non erano riusciti a mettersi in salvo.
Una forte ondata di solidarietà interna e internazionale raggiunge il movimento. Il fotografo di fama mondiale Sebastiao Salgado dedica e regala all’Mst la mostra “Terra”.
- Salgado 1986 -
“ E’ impressionante la colonna dei senza terra formata da più di dodicimila persone, cioè da tremila famiglie, in marcia nella notte fredda di quell’inizio di inverno in Paranà. L’esercito di contadini avanza in un silenzio quasi completo. Si sente appena l’ansimare di respiri abituati ai grandi sforzi e il rumore sordo dei piedi che toccano l’asfalto. Procede rapèido un contadino: ventidue chilometri vengono coperti in meno di cinque ore. Quando arrivano il giorno comincia a nascere. Poi il fiume di contadini che era sfilato sul nastro d’asfalto nella notte, giunto di fronte al cancello della fazenda, si ferma e si espande come le acque di una diga. I bambini e le donne vengono spinti verso il fondo, mentre gli uomini prendono posizione per un eventuale scontro con i jagunços ( la polizia privata ) della fazenda.Di fronte alla inesistente reazione del piccolo esercito del latifondo, gli uomini in prima linea spezzano il lucchetto e scardinano il cancello. Entrano. Dietro, il fiume dei contadini si pone nuovamente in movimento. Falci, zappe e bandiere si innalzano nella valanga incontenibile delle speranze di questo nuovo incontro con la vita. E il grido represso del popolo senza terra risuona all’unisono nella chiarezza del nuovo giorno: 2 Riforma agraria, una lotta per tutti”.
- Una mistica speciale -
Nel luogo dove avvenne il massacro dell’Eldorado, alla celebrazione del 25° anniversario della nascita dell’Mst, diciannove persone sporche di terra si sollevano dal suolo avvicinandosi ognuna ad un albero ( i diciannove alberi che costituiscono il monumento ai morti di Eldorado): sono le vittime della strage. A ognuno di loro viene portato un fiore che cancella ogni traccia di dolore dal volto. Le vittime, ormai pacificate, possono allora assistere i vivi nel loro compito di piantare arboscelli. E così la vita rinasce. E’ questa una delle centinaia di “mistiche” realizzate ogni giorno dall’Mst negli accampamenti, negli insediamenti, nelle scuole, negli incontri di ogni livello.
Quello della mistica è un concetto fondamentale nella vita del movimento , senza il quale non si comprenderebbe la sua natura. Secondo Frei Betto l’Mst, secolarizzando il termine teologico che esprime l’esperienza di Dio o del Trascendente, non ne svuota il significato fondamentale e neppure il carattere teologico: l’animazione è ciò che risveglia alla militanza e all’entusiasmo. Conquistare la terra è conquistare vita. E la vita è il dono maggiore di Dio. Pur essendo un movimento laico e sovra confessionale con il termine mistica l’Mst riesce a stabilire un rapporto stretto tra l’essere umano e la natura superando i limiti della sinistra tradizionale che circoscrive il suo obbiettivo principale alla conquista del potere, iniziando solo dopo la costruzione dell’uomo e della donna nuovi e della nuova società. L’Mst già si impegna a minare il vecchio ordine con la conquista di nuovi spazi alternativi: la riforma agraria, il cambiamento del modello economico, il socialismo non rimangono propositi utopistici, ma sono pratiche che, a livello embrionale, già si realizzano nelle occupazioni, negli accampamenti e negli insediamenti, nelle scuole rurali e nella struttura del movimento.
Un movimento saldamente ancorato alla dura realtà ma che si prefigge il cambiamento profondo considera importante l’uso dei simboli: come rappresentare la dedizione, il lavoro, le angosce, ma anche il sogno e la gioia che la lotta offre? La bandiera di colore rosso, che lega il movimento alla identità e alla tradizione di lotta della classe lavoratrice, con l’immagine di una coppia, un uomo e una donna con un coltello levato in aria.
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Non tutti potranno fare festa. La povertà in Italia e in Osimo: Reddito di inclusione sociale.
Grande successo dell’iniziativa sulla POVERTA’ IN ITALIA E IN OSIMO, organizzata dall’Amministrazione Comunale, dalla Caritas e dall'Auser con l’intervento dell’Assessore ai Servizi Sociali, Il Dott. Daniele Bernardini, sono state illustrate le varie realtà di disagio, presenti nel nostro territorio, ai tanti osimani, che hanno affollato la sala delle Grotte del Cantinone.
In seguito, grazie alla partecipazione di Don Flavio Ricci, della Caritas diocesana, una delle organizzazioni maggiormente attiva nel nostro territorio, abbiamo avuto la conferma di come ci troviamo ormai di fronte, non ad un fenomeno di impoverimento, inteso come la mancanza di possibilità di una parte sempre più ampia della popolazione osimana e italiana, in genere, costretta a rinunciare ad alcuni costumi, che desidererebbe potersi permettere (come qualche apparecchio tecnologico o la possibilità di andare fuori città in estate) senza però impedire la fruizione di beni e servizi essenziali, ma di come invece si tratti ormai di un fenomeno di POVERTA’ ASSOLUTA che vede l’impossibilità al raggiungimento di “uno standard di vita minimamente accettabile”, calcolato dall’Istat e legato ad un’alimentazione adeguata, ad una situazione abitativa decente e ad altre spese basilari come quelle per la salute, per i vestiti e per i trasporti, per tantissime famiglie, anche nel territorio di Osimo, (circa 340 nuclei familiari).
La crisi, economica strutturale che l’Italia sta attraversando, fa si che questa povertà assoluta raggiunga nuovi soggetti senza però abbandonare quelli che già da tempo affligge su larga scala, a partire da bambini, minori, mono-genitori e genitori separati.
Con il Dott. Franco Pesaresi, che ci ha onorato della sua presenza, abbiamo affrontato in maniera approfondita cosa davvero poter mettere in campo per trovare delle soluzioni a questo fenomeno dilagante. Pesaresi, coautore di un importantissimo documento: ”L’ALLEANZA CONTRO LA POVERTA’ IN ITALIA” realizzato a livello nazionale e fondato da varie associazioni (Acli, Action Aid, Anci, Azione Cattolica Italiana, Caritas Italiana, Cgil-Cisl-Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli Consiglio Nazionale Italiano - ONLUS, Fio-PSD, Fondazione Banco Alimentare ONLUS, Forum Nazionale del Terzo Settore, Jesuit Social Network, Legautonomie, Save the Children, Umanità Nuova-Movimento dei Focolari), ci ha spiegato come l’Italia resta, l’unico paese dell’Europa a 15, insieme alla Gracia, ad essere privo di una misura nazionale a sostegno di chi si trova in questa condizione.
Pur nelle differenze, i tratti di fondo sono ovunque gli stessi: un contributo economico per affrontare le spese primarie accompagnato da servizi alla persona (sociali, educativi, per l’impiego) che servono ad organizzare diversamente la propria vita e a cercare di uscire dalla povertà. Alla base c’è il patto di cittadinanza tra lo Stato e il cittadino in difficoltà: chi è in povertà assoluta ha diritto al sostegno pubblico e il dovere d’impegnarsi a compiere ogni azione utile a superare tale situazione. A questo scopo su proposta del ns. Presidente Matteo Biscarini, con la disponibilità dell’Assessore Bernardini e del Dott. Pesaresi, a questa iniziativa, seguirà un nuovo incontro, al fine di ragionare insieme e vedere come poter concretizzare in maniera fattiva e reale le proposte del Documento “Alleanza contro la povertà” anche in Osimo.
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Il sogno di una cosa...apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa
Come Auser abbiamo sentito l'esigenza di far conoscere in Osimo, quali sono le nostre attività e soprattutto divulgare una serie di progetti culturali e di iniziative che intendiamo portare avanti per contribuire ad un nuovo percorso. Un percorso che, con l'Amministrazione attuale si sta delineando e che segna una trasformazione della nostra Città. Dopo anni in cui era permesso collaborare, solo ad alcune, delle organizzazioni culturali presenti in città, ora troviamo invece, nuovi spazi per tutti. E allora abbiamo pensato : "Cosa meglio di una rivista da divulgare gratuitamente?" In essa tratteremo gli avvenimenti che andremo via via sviluppando, daremo testimonianza dei progetti realizzati e di quelli da realizzare, sempre nella massima collaborazione con l'Amministrazione Comunale e con le varie organizzazioni culturali presenti in città. Abbiamo scelto come titolo :"Il Sogno di una Cosa" perchè esso si rifà ad un romanzo di Pasolini, pubblicato ne 1962, che tratta la storia di tre amici di un piccolo paese agricolo del Friuli. Ambientato negli anni del primo dopoguerra, caratterizzati dall'estrema povertà di quel periodo, abbiamo pensato che quegli anni fossero paragonabili, in qualche modo, a quanto viviamo oramai ogni giorno, a causa della gravissima crisi economica e strutturale che l'Italia sta attraversando e che purtroppo anche in Osimo si avverte. Questi tre giovani tentano di sottrarsi al disagio di una vita di stenti, emancipandosi dalla miseria e dai condizionamenti sociali, attraverso appunto la ricerca continua di: "una cosa", non come orizzonte lontano, ma come rivoluzione culturale e sociale attuata nel cambiamento dei piccoli gesti quotidiani e che partendo da essi, tende ad un profondo cambiamento delle coscienze individuali, mirando a raggiungere una evoluzione sociale delle condizioni di vita. Ciò che scriveremo è esattamente ciò che pensiamo e cioè che le ingiustizie di questa società malata, il prendersela con i più deboli, la svolta razzista a cui stiamo assistendo, dovuta, in realtà, più che a un vero e proprio convincimento, alla sobillazione di una certa parte politica, che tenta di provocare una guerra tra poveri, NON è LA NOSTRA ETICA E NON è LA NOSTRA CULTURA. Abbiamo pensato che questo fosse il momento giusto per agire contribuendo all'ampliamento e alla diffusione della Cultura, per risvegliare una coscienza sopita, ma presente in ognuno di noi. Abbiamo pensato che questo fosse il momento giusto per ricercare un' etica che vada al di la degli ideali stessi, di certo presenti, o degli altisonanti discorsi politici, per permearsi nella realtà, attraverso un processo di riforma culturale che, anche con la nostra rivista, tenteremo di perseguire. Questo, affinchè concetti come Solidarietà, Uguaglianza, Rispetto del diverso e Giustizia Sociale tornino ad essere i cardini fondamentali del nostro vivere quotidiano. Quindi cosa aggiungere? Solo questo, aiutateci a diffondere Auser e la nostra Rivista.
Grazie a Tutti.
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Che cos'è l'Auser? Diventa volontario Auser, ti aspettiamo!!!
L’Auser è un' associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata a valorizzare gli anziani e a far crescere il loro ruolo attivo nella società. Nata nel 1989 per iniziativa del Sindacato dei pensionati SPI-CGIL, si propone di contrastare ogni forma di esclusione sociale, migliorare la qualità della vita, diffondere la cultura e la pratica della solidarietà perché ogni età abbia un valore e ogni persona un suo progetto di vita attraverso cui diventare una risorsa per sé e per gli altri. L'Auser lavora affinché ognuno possa dare e trovare aiuto, incontrare gli altri, arricchire le proprie competenze, contribuire alla crescita della comunità in cui vive. Attualmente conta 270.000 iscritti, 40.000 volontari attivi e 1.400 sedi in tutta Italia.
Anche nelle Marche è stata costituita, nel 1991, l'Auser Marche. Grande impegno è stato profuso da Alberto Astolfi e Rolando Pettinari, che ne sono stati i veri promotori. Dopo la sua costituzione Alberto Astolfi ne assunse la presidenza e la guidò fino al 1997. L'avvio non è stato facile, perché era necessario passare da una cultura rivendicativa al fare, con programmi e iniziative solidaristiche, culturali, ricreative, in rapporti collaborativi con le istituzioni locali; perché la presenza di una nuova associazione, tra e per gli anziani, creava incomprensione tra gi operatori sindacali e diffidenza nel mondo del volontariato. L'intuizione però è stata giusta, perché ha rappresentato una risposta a bisogni reali e si è dimostrata efficace anche per combattere i pericoli di isolamento e marginalizzazione degli anziani, che anche nella nostra regione si stavano evidenziando. In un quinquennio sono sorte associazioni e circoli in tutto il territorio regionale, con lusinghieri e importanti progetti nel campo della solidarietà, delle attività culturali, ricreative e dei lavori socialmente utili.
Si è creata una rete organizzativa importante che ci portò, con l'apporto determinante di Angelo Seri, ad ottenere riconoscimenti, tanto che nel 1997 l'Auser Marche divenne promotrice, insieme ad altre associazioni di volontariato, della costituzione del Centro di Servizio per il Volontariato nelle Marche ed un suo rappresentante, appunto Alberto Astolfi, ne divenne il primo presidente.
Dopo Astolfi la guida dell'Auser passò ad Aldo Monteverde fino al 2005, quindi a Carlo Sarzana. Dal 2009 la presidenza è affidata a Paolo Pittori.
Oggi l'Auser Marche raccoglie più di 13.000 soci equamente distribuiti in tutta la regione ed opera con oltre 110 tra associazioni e circoli che autogestiscono la loro attività, e centinaia di volontari. E' impegnata nel progetto Filo d'Argento di aiuto agli anziani soli e in difficoltà. Ha costituito le Università popolari ad Ancona, Ascoli Piceno, Montecchio, San Benedetto del Tronto. Ha rapporti con le istituzioni ai diversi livelli e con gli altri soggetti del volontariato. E' impegnata con altre associazioni nella formazione del Forum del Terzo Settore per conquistare un ruolo più forte per tutto il mondo del no profit.
Anche in Osimo grazie al lavoro e all'impegno del Compagno Carlo Sorpino è nato il circolo territoriale di Auser Volontariato Osimo che oggi è ormai diventato una realtà importante e riconosciuta per la serietà e l'impegno con il quale porta avanti i tanti progetti che anche con questo BLOG abbiamo intenzione di promuovere e far conoscere.
Crediamo che tutti quelli che hanno dato ieri e quelli impegnati oggi nella gestione di questa ormai grande associazione si sentano orgogliosi e consapevoli dei risultati ottenuti nella conquista di ruolo e centralità della risorsa anziani per una vita serena e ricca di impegni gratificanti.
Le nostre energie sono ogni giorno in azione.
I nostri soci e i nostri volontari sono impegnati quotidianamente in reti di relazione, solidarietà e partecipazione.
L'impegno di Auser è fare in modo che ognuno possa dare e trovare aiuto, incontrare gli altri, arricchire le proprie competenze, contribuire alla crescita della comunità in cui vive.
Le nostre attività:
1) Aiuto alla persona, il Filo d'Argento, dotato di numero verde gratuito, per contrastare la solitudine;
2) Educazione degli adulti, le iniziative delle Università Popolari, dei circoli e dei centri culturali, per non smettere mai di conoscere;
3) Turismo Sociale e Attività per il tempo libero, per una riappropriazione dei propri spazi di libertà, con il piacere di continuare a scoprire;
4)Volontariato Civico, strumento quotidiano di cittadinanza attiva;
5) Solidarietà internazionale, un impegno senza confini per la solidarietà in ogni parte del mondo;
6) Abitare dalla parte degli anziani, risposte concrete ai problemi legati alla dimensione domestica degli anziani.
SE VUOI ARRICCHIRE LA TUA VITA, SE VUOI RIEMPIRLA DI AMICIZIA, SOLIDARIETA' E VALORI VIENI CON NOI, diventa uno dei nostri preziossimi VOLONTARI AUSER!!!! TI ASPETTIAMO!!!
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Al via il Progetto "Anzianità attiva per una cittadinanza attiva"
Sabato 7 Aprile dalle 17,30 c/o il Chiostro San Giuseppe da Copertino, Sala San Francesco, in piazza Gallo 10, Auser Volontariato Osimo, nell'ambito del progetto : “Anzianità attiva, per una cittadinanza attiva” riscopre una risorsa, nuovi germogli dalle nostre radici. La città si incontra per proposte e suggerimenti per un invecchiamento attivo.
OSIMO (An) - “Anzianità attiva per una cittadinanza attiva” che sarà presentato ad Osimo il 7 Aprile dalle ore 17,30 presso il Chiostro di San Giuseppe da Copertino, è finanziato dal Centro Servizi Volontariato e presentato da Auser Volontariato Osimo nella persona di Federica Dolci, Vice Presidente Auser e di Silvia Giuliani, coordinatrice del progetto. Coadiuvata da importanti partner ( Comune di Osimo, Ambito sociale 13, La Confluenza, Avulss Osimo, Agesci, Unitre, Istituto Campana, Istituto Comprensivo Bruno da Osimo, Il Campanile, Auser Provinciale e Auser Regionale), Auser Osimo, in questo progetto, prevede iniziative per gli abitanti del Centro storico della nostra città. Con l'ambizioso obiettivo di arricchire i percorsi di un’anzianità che producono cittadinanza sociale e nuove risorse di solidarietà, si propone di : – Individuare sperimentazioni in cui il protagonismo degli anziani possa essere inserito all’interno di progetti socio-culturali significativi sotto il profilo comunitario. – offrire occasioni di promozione sociale e culturale . Vogliamo far si che l'anziano diventi consapevole esperto, maestro di vita, riattivando conoscenze teoriche e pratiche ma anche valori e emozioni, passione e creatività Vogliamo che l'anziano venga visto e sia consapevole di essere importante risorsa nella sua unicità e nelle sue potenzialità, patrimonio di grande saggezza da cui le nuove generazioni potranno solo attingere e beneficiare.
VI ASPETTIAMO TUTTI!!!!
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Anzianità attiva per una cittadinanza attiva.
Nell'ambito del progetto "Anzianità attiva per una cittadinanza attiva", l'Auser di Osimo necessita di Ricercatori. Vi elenchiamo qui di seguito gli elementi chiave per dettagliare il ruolo del ricercatore e il tipo di attività che andrà a fare: - raccogliere informazioni su organizzazioni, enti, che si occupano di anziani, riempire una scheda precedentemente predisposta.
- Fare delle interviste a persone anziane e a testimoni privilegiati; - dopo la ricerca gli interessanti potrebbero formare il gruppo dell'agenzia di scouting tempo dell'impegno : il periodo della ricerca andrà da marzo ai primi di giugno ognuno pianificherà il proprio lavoro definendo le interviste e gli appuntamenti .
Chi fosse interessato, contatti l'Auser di Osimo, direttamente presso la nostra sede di P.zza S. Agostino n. 1o lasciando i propri dati e un breve curriculum direttamente nella nostra pagina di Facebook. Approfittiamo per anticiparvi, anche se solo parzialmente, i contenuti che andremo a toccare.
Questo progetto "Anzianità attiva per una cittadinanza attiva" finanziato dal Centro Servizi Volontariato è stato presentato da Auser Volontariato Osimo con importanti partner (Comune di Osimo, Ambito sociale 13, La Confluenza, Avulss Osimo, Agesci, Unitre, Istituto Campana, Istituto Comprensivo Bruno da Osimo, Il Campanile, oltre ad Auser Provinciale e Auser Regionale). Si tratta di un progetto impegnativo che prevede in modo particolare (anche se non esclusivo ) iniziative per gli abitanti del Centro storico della nostra città.
Esso, vede come Responsabile, il presidente stesso dell'Auser di Osimo, Matteo Biscarini e come Coordinatrice la Dott. ssa Silvia Giuliani. Con l'ambizioso obiettivo di arricchire i percorsi di un’anzianità che producono cittadinanza sociale e nuove risorse di solidarietà, il progetto si propone di : – Individuare sperimentazioni in cui il protagonismo degli anziani possa essere inserito all’interno di progetti socio-culturali significativi sotto il profilo comunitario. – offrire occasioni di promozione sociale e culturale :
1) laboratorio tematico “il cassetto dei ricordi”
2) corso di scrittura creativa sui ricordi
3) laboratorio del “libro parlato”
4) “walking group e cultural activities”
5) psicodramma: "storie che curano"
6) Cine sipariomattina Vogliamo far si che l'anziano diventi consapevole esperto, maestro di vita, riattivando conoscenze teoriche e pratiche ma anche valori e emozioni, passione e creatività Vogliamo che l'anziano venga visto e sia consapevole di essere importante risorsa nella sua unicità e nelle sue potenzialità, patrimonio di grande saggezza da cui le nuove generazioni potranno solo attingere e beneficiare.
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Un Sorriso per star bene, percorso di Clown-Therapy
Mercoledì 25 Marzo si è concluso il percorso formativo sulla clown therapy che ha visto la partecipazione di 50 persone tutte provenienti da Osimo e dintorni.
Nello specifico educatrici ed animatrici sia scolastiche che di centri per anziani, che hanno avuto così la possibilità di avvicinarsi agli ideali ed alle tecniche della clown therapy. Il percorso formativo è stato svolto in tre specifici momenti con contenuti diversificati ad ogni incontro.
La parte teorica è stata trattata dal Dott. Lorenzo Gatto, sociologo, e dalla Dott.ssa Nicoletta Marconi, psicoterapeuta, mentre le tecniche di micromagia e giocoleria sono state esposte dall'educatore ed esperto Gianni Giorgetti.
Alla consegna degli attestati le partecipanti hanno espresso un grande grazie per il percorso formativo seguito e tutto ciò è motivo di grande soddisfazione per Auser Osimo e per la Casa di Riposo Grimani e Buttari che, dopo il corso per badanti, sono riuscite con un grande impegno, ad organizzare questo percorso verso l'arte del sorriso.
Ad maiora, Auser volontariato Osimo.
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